| | L'ultima battaglia | |
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UroAra Regina
Messaggi : 295 Reputazione : 0 Data d'iscrizione : 21.02.12
| Titolo: L'ultima battaglia Sab Mag 05, 2012 2:42 pm | |
| I commenti li potete fare in questo topic -> clickIl testo è stato presentato a scuola, e ha una seconda parte. Forse scriverò anche una prima, poi vedo - prima parte:
Si alzò lentamente. Le faceva male aprire gli occhi, come tutto il resto d’altronde. Tuttavia riuscì ad aprirli dopo averli a lungo strofinati con la mano e cercò di alzarsi in piedi, ma le gambe le cedettero. Allungò le braccia davanti per coprire il sole, “Troppa luce… Troppa luce…” continuava a pensare. Strisciò per terra fino a raggiungere un albero che offriva un piccolo spazio all’ombra. Distesa supina mantenne gli occhi fissi sulle foglie rosse dell’albero e poi, sempre lentamente, si guardò la gamba ferita. Sicuramente si era fratturata l’osso, dopo un attimo di riflessione cominciò a bisbigliare una serie di parole impronunciabili e dalle sue mani uscì un alone bluastro. Quest’ultimo divenne un globo luminoso, che lei si posizionò sulla gamba. Poi cominciò a risucchiare tutto il dolore, mentre il globo diventava sempre più rosso. Dopo, con uno sforzo sovra umano, lo lanciò lontano e, sfinita, si rigettò sull’erba. Recuperate le forze, la gamba guarita dalla magia, si tirò su. Corse un po’, qualche passo più indietro trovò la sua spada che collocò nel fodero dietro la schiena. Poi prese la conchiglia legata al collo, quella che aveva raccolto nelle Coste Blu del regno di Gioul, e vi soffiò con forza. Tempo di un minuto, e sul cielo aranciastro di quella steppa arida e desolata, apparve Jandala, il suo drago. Il muso era allungato, di un colore che tendeva al blu. Il collo era coronato da una cresta dello stesso colore del muso e pian piano che ci si avvicinava alla coda, il colore diventava dal viola al rosso fuoco. Il ventre e le ali membranose erano dorati. L’animale atterrò a qualche passo da lei e si abbassò per farla salire. Khara, così si chiamava, le sussurrò nell’orecchio: “Andiamo a Sofeli, al palazzo del consiglio”. Jandala aprì le ali, enormi, e cominciò a sbatterle con forza. Presa un po’ di rincorsa spiccò il volo. Da lassù Khara riuscì a farsi un idea di dove si trovavano, sicuramente vicino a Kanaan, lo capiva per il caldo. E ricordava l’ultima battaglia, si era svolta proprio nel confine. Sofeli distava cinque regni, e Jandala non sarebbe riuscita a sostenere un viaggio così lungo. Le disse quindi: “Cambio rotta: si va a Wina”. Wina era la città elfica più importante, e sicuramente la città più sicura, dal momento che gli elfi avevano deciso di non partecipare a quella guerra. Quel giorno stesso la raggiunsero e dovettero fare la fila, perché gli elfi controllavano ad uno ad uno tutti coloro che volevano entrare nelle loro città, la regola era una sola: nessun uomo armato. Khara nascose la spada tra le ali di Jandala, e le aggiunse anche un incantesimo di invisibilità. Gli elfi, che avevano già controllato chissà quante persone, furono meno rigidi con Khara e Jandala e tutti quegli addietro, e le permisero di entrare. Gli elfi avevano i capelli bianchi, carnagione verde e occhi dorati, erano inoltre un popolo mite. Tuttavia erano molto abili con la spada e non era raro trovare un elfo tra le file dell’esercito dei regni. Le loro città si sviluppavano intorno al fusto di giganteschi alberi, e le case, fatte di foglie, linfa e liane, erano collegate da instabili scalette di legno. Per raggiungere quegli alberi vi era una doppia protezione, un incantesimo che permetteva di far entrare solo le persona con un timbro speciale, che veniva assegnato dagli elfi guardiani all’entrata. Khara aveva il timbro e poté entrare: ora il suo obbiettivo era raggiungere i teletrasporti, che si trovavano sulle chiome degli alberi. Nonostante fossero comodissimi, erano poco utilizzati per la gran scalata che andava fatta per raggiungerli. Nemmeno Khara sarebbe riuscita a raggiungerli sola, fu Jandala a portarla in cima e poi furono risucchiate dal globo. Pensò intensamente il palazzo del consiglio, Sofeli, quelle case che sembravano di panna. E le raggiunsero. Sofeli era infatti una città del regno di Sintea, dove tutto era di nuvole, anche se solido e resistente. Il palazzo del consiglio era il luogo dove i generali, i consiglieri, i rappresentanti dei regni, re e regina tenevano le loro riunioni e decidevano le sorti di migliaia di soldati sul fronte. Khara rappresentava il regno di Kariar, quello in cui aveva tenuto l’ultima battaglia, il cui confine costituiva “il fronte”. Ma quel regno stava per diventare terra di Jamaain, colui che aveva provocato quella guerra. Anni e anni contro quel solo uomo, le quali file erano di soldati senz’anima creati dalla sua magia. I suoi generali erano però codardi, di tutte le razze, che addietro decisero di unirsi a quel sovrano senza sudditi. Khara irruppe durante una di quelle riunioni, dove quelle persone importanti decidevano senza pensare, tanto loro non ci andavano al fronte, la cosa non li impauriva nel lontano palazzo di Sofeli, a cinque regni di distanza. A Khara invece la cosa importava perché era il suo regno a scomparire. Disse ben poco: “Consiglieri, generali, rappresentanti, sovrani” si inchinò “oggi stesso io e le mie truppe attaccheremo il confine e vinceremo o moriremo. Se volete unirvi ditelo ora.” Nella sala cadde il silenzio. Khara rimase con il capo chino e il ginocchio destro a terra per molto tempo, poi si alzò: “Benissimo” e lasciò la sala. Ninfa Doris, rappresentante del regno di Dorotea, seguì Khara: “Io vado”. Ma nessun’ altro si aggiunse. Khara e Doris camminarono senza scambiarsi nessuna parola, poi uscirono dal palazzo e montarono su Jandala. Il drago sputò fuoco sul palazzo mentre Khara diceva: “Questo è ciò che accade ogni giorno a Kariar e raggiungerà Dorotea e gli altri regni, compreso questo, cari signori”. Poi Jandala spiccò il volo e altri milioni di draghi la imitarono. Tutti partirono verso sud, verso Kariar. Mentre oscuravano i cieli qualche generale si aggiunse. Infine si fermarono davanti al fronte. Di Kariar rimaneva solo quella steppa sabbiosa e quel cielo arancione. Khara sudava, mentre Doris era acqua pura e stava evaporando. Ma era preparata: con un semplice incantesimo aiutò lei e i suoi sudditi. Khara gridò, e tutti i draghi sputarono fuoco, poi incominciò l’ultima battaglia.
Ultima modifica di UroAra il Mar Mag 22, 2012 5:02 pm - modificato 1 volta. | |
| | | UroAra Regina
Messaggi : 295 Reputazione : 0 Data d'iscrizione : 21.02.12
| Titolo: Re: L'ultima battaglia Gio Mag 10, 2012 6:37 pm | |
| Forse modificherò un po' la seconda parte, che ahimè devo ribattere perchè il file online l'ho perso, scusate | |
| | | UroAra Regina
Messaggi : 295 Reputazione : 0 Data d'iscrizione : 21.02.12
| Titolo: Re: L'ultima battaglia Ven Mag 11, 2012 4:50 pm | |
| Ecco la tanta attesa II parte xD - Seconda parte:
Il rumore penetrava dalle orecchie in ogni singola fibra del corpo: il clangore delle spade, il tonfo dei corpi che cadevano a terra, le grida dei mostri di Jamaain. Khara rimase a lungo impegnata a sorvolare il campo di battaglia con Jandala, poi finalmente lo vide. Anzi lo videro tutti. Sopra un gigantesco grifone nero, più grande di Jandala e di qualunque altro drago, se ne stava seduto un bimbo.
Khara si gettò su di lui ed una volta in alto con Jandala tentò di gettarsi sul grifone, e scaraventare giù Jamaain. Il grifone però la schivava e lei cadeva sempre nel vuoto. Dopo innumerevoli prove Jandala riuscì a montarla sul grifone che cominciò a sbattere la coda per schiacciarla. Khara scartò lateralmente e si aggrappò ad un artiglio. Aspettò che la bestia si fosse calmata e poi si arrampicò sul gigantesco dorso. Afferrò Jamaain dalla testa e lo gettò giù, nel vuoto, su un boschetto lontano dal campo di battaglia. Jamaain caddè a terra con un colpo secco, mentre la sua caduta fu attutita da Jandala che dovette subito volare via poichè il grifone, che non sapeva cosa fare, aveva cominciato a perseguitarla.
Khara prese la spada e la estrasse dal fodero. Si avvicinò a Jamaain e girò la sua testa versò di lei. Appena la vide urlò di paura e disperazione. Jamaain, il tiranno che aveva provocato quella guerra, era il suo fratellino. Si chiama Kalìm una volta, e insieme giocavano nei giardini del palazzo di Kanaan. La terra era allora fertile e rigogliosa, e gran parte era occupata da una foresta. La cittadella era famosa per il lago delle Sirene, che ogni tanto uscivano a cantare e poi si immergevano tra le alghe. Quello era prima della guerra, e Kalìm era un bimbo spensierato e felice. Khara aveva quattordici anni più di lui e per lei Kalìm era più di un fratellino.
Ma lui aveva scelto di abbandonare quel luogo felice, qualche anno prima dell'inizio della guerra. Khara non aveva sospettato neanche per un secondo della misteriosa sparizione di Kalìm, ma ora si rendeva conto di quanto era stata ingenua.
Kalìim era ormai il tiranno Jamaain, e nulla restava di quello scricciolo del fratello di Khara.
- Khara, Khara, Khara, perché sei venuta qui, si può sapere? Io non voglio farti del male... - disse Jamaain, che si era alzato in piedi e aveva una scintilla nera negli occhi, di odio, di rabbia. - Kalìm... - sussurrò Khara, con la gola secca. La spada le scivolò dalle mani e cadde a terra producendo un tintinnio. Ma Khara la riprese e si avvicinò al fratello. - Pagherai quello che hai fatto... - disse e alzò la spada pronta a sferrare il colpo letale ma Kalìm scomparve e riapparve dietro di lei. - Non credo proprio sorellina, non sono più il tuo fratellino stupido ma il tuo sovrano. Riscomparve e stavolta apparve molto lontano. Khara lo inseguì e lui riapparve accanto a lei. Continuò così, era un gioco per lui, invece Khara era sfinita, confusa, le faceva malissimo la testa.
"E' finita..." pensò. Allora sentì un rumore acuto, non finiva più, proveniva dal lago, si tappò le orecchie ma continuava a sentirlo, la torturava, stava per morire quando... una bolla d'acqua pura la salvò. Si girò e vide Ninfa Doris e tanti altri dell'esercito dei regni.
Jamaain e tutti i suoi mostri non potevano sfuggire però a quel canto acuto e si divincolavano a terra per il dolore. Khara non poteva sopportarlo. Si girò verso Doris disse: - Basta così, fallo smettere. Ma lei diceva: - E' ciò che merita e comunque non sono io.
Khara si voltò verso destra e le vide. Erano le Kariddi, personaggi che vivevano solo nelle leggende di Kariar. Erano le protettrici di quella terra, fatte di sabbia e rovi, erano spietate, e l'unica cosa per loro importante era la loro terra, ma erano anche abbastanza cordiali con le sirene.
Ma questo era nelle leggende e Khara non capiva. Vedeva solo Jamaain, che assunse l'aspetto del fratellino Kalìm, contorcersi a terra e poi esalare l'ultimo respiro.
Chiuse e gli occhi e ne scivolò una lacrima.
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